Quanto mi costi? (Prima parte)

Quanto mi costi? (Prima parte)

Certo, è sempre una questione di “punti di vista”.
Quando pranziamo o ceniamo in un ristorante, ci preoccupiamo di quanto spendiamo e il nostro giudizio si riduce ad una valutazione legata soprattutto al rapporto tra qualità/gradimento e prezzo pagato.

Il ristoratore, invece, dovrebbe avere tutt’altra concezione e consapevolezza del costo: qualunque sia la tipologia di ristorazione in cui opera, sono richieste doti e conoscenze che a volte possono essere apprese solo sul campo!

L’argomento è vasto, complesso, e soggetto a continui cambiamenti così come tutto il nostro settore.

Fare un viaggio tra i costi (in piccole dosi, promesso 😉 ) può servire ad individuare quali fattori possono incidere sul prezzo di un piatto, ad esempio, così da trasmette più agevolmente all’avventore l’effettivo valore del servizio offerto. Un’analisi più consapevole dei costi permette anche di ricavare spunti per operare azioni correttive e migliorare la gestione della propria attività.

Capita di non prestare sufficiente attenzione all’aspetto finanziario, che generalmente deleghiamo al fiscalista. Questo, però, non vive la vera realtà aziendale e si sofferma solo sull’incasso o sulla differenza (con semplici operazioni di sottrazione) tra l’incasso e i costi quotidiani per poi lasciarci spiazzati quando ci manda il Mod. F24.

Si tratta di scelte, e in pochi considerano nei costi anche le decisioni!

Sì, perché quando si parla di costo, ovviamente, la prima definizione è sempre monetaria: tra le classiche definizioni di costo troviamo “l’esborso monetario per l’acquisizione delle risorse necessarie all’esercizio dell’attività produttiva” o anche “l’ammontare speso per l’acquisto di un determinato bene aziendale”. Chi fa impresa è invece consapevole che non tutti i fattori impiegati sono il risultato di acquisti o di effettivi scambi monetari, quanto invece di un valore che può essere attribuito secondo criteri contabili prestabiliti o scelte operative.

Così come è facile immaginare che le risorse necessarie allo svolgimento di un’attività manifatturiera siano differenti da quelle necessarie ad una società di servizi piuttosto che ad un esercizio commerciale, deve essere semplice immaginare che l’analisi dei costi può essere gestita da diverse prospettive o per diverse finalità. Per esempio, i dati che inseriamo in contabilità sono utili alla redazione delle dichiarazioni fiscali (bilancio, mod. unico, etc.) e ci restituiscono valori “a consuntivo” che utilizzeremo per misurare i risultati, soprattutto se a fronte di un obiettivo definito.

Ma, per definire le strategie da attuare, monitorare il livello di efficienza dell’attività e – non dimentichiamolo – per accedere al credito, abbiamo necessità di valutare e riconoscere i costi qualificandoli in maniera più specifica.

Iniziamo dicendo che le voci di costo possono essere classificate in base alla loro natura, alla loro variabilità rispetto alla produzione, per attribuzione all’oggetto del costo, su base temporale, etc. Altre classificazioni possono riguardare l’impiego nelle decisioni o in quanto imputabili alla responsabilità gestionale. Insomma, definita la classificazione possiamo collegare, di volta in volta, la tipologia di costo.

Quando valutiamo i costi in base alla loro natura facciamo riferimento ad esempio al costo per le materie prime, per il lavoro, per i macchinari; quando li valutiamo rispetto alla produzione imputeremo costi fissi e costi variabili; quando li osserviamo in funzione all’oggetto del costo (ad esempio di un reparto o di un singolo prodotto) prenderemo in considerazione costi diretti e costi indiretti; se infine ho fatto una

programmazione di spesa su base temporale, utilizzeremo costi standard e costi effettivi.

Il concetto della classificazione dei costi è fondamentale perché la stessa voce di costo può essere osservata, gestita e classificata in base all’obiettivo e all’utilizzo. La bolletta della luce, ad esempio, può essere classificata come spesa in energia (in base alla sua natura), come costo fisso (rispetto alla produzione), come costo diretto (per oggetto/reparto) o infine come costo effettivo (su base temporale a consuntivo).

Bene, abbiamo imparato due concetti importanti: l’importanza strategica dell’analisi dei costi e della loro classificazione. Continua a seguirci: nel prossimo articolo approfondiremo il concetto e la dinamica dei costi fissi e dei costi variabili.